Nel 2025 la popolazione mondiale raggiungerà la quota di 8 miliardi di persone, con un fabbisogno di cibo e acqua che aumenterà di conseguenza del 20%. Per l’agricoltura si utilizza il 70-80% dell’acqua a disposizione, mentre solo il 15% è usata dall’industria; il resto viene impiegato per usi civili. Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: dove troveremo tutta l’acqua necessaria nei prossimi anni?
Per capire come risolvere un problema così importante come la scarsità idrica bisogna ragionare a livello locale, dove vengono realizzate soluzioni concrete. La costruzione di dighe, ad esempio, è una delle grandi opere proposte nei Paesi in via di sviluppo ma non sempre costituisce una risposta. La domanda che vale la pena porsi, invece, riguarda il giro d’affari che avrà l’acqua nei prossimi anni, dal momento che, data la sua scarsità, seguirà sempre più le leggi di mercato.
In Europa la privatizzazione dell’acqua sta diventando una tendenza sempre più dilagante e questo trasformerà la stessa concezione di questo bene che non sarà più alla portata di tutti ma assumerà sempre di più anche un valore politico, diventando oggetto di trattative economiche tra gli Stati. Molte nazioni, oggi, condividono laghi o fiumi che rappresentano il loro unico approvvigionamento idrico e nonostante esistano dei trattati per regolamentarne l’utilizzo, rimane sempre, per molti Paesi, un problema aperto.
Tra i possibili rimedi ci sono sicuramente quello di estrarre il sale dall’acqua del mare per renderla potabile e riciclare quella utilizzata per scopi agricoli. Un’altra soluzione molto incoraggiata è incentivare nuovi sistemi di irrigazione come ad esempio quello “a goccia” che consente, se ben impiegato, di aumentare la redditività di un terreno anche del 50%.