Se da un lato la nostra vita quotidiana sta diventando sempre più tecnologica, dall’altro lato aumenta sempre di più la richiesta di beni artigianali, manufatti confezionati su misura per il cliente finale che rispecchiano in tutto e per tutto i suoi desideri. L’artigianato ci permette di possedere un oggetto che ci calza perfettamente perché è stato creato appositamente per noi e su di noi perciò non stupisce questo ritorno, ormai da qualche anno, ai lavori manuali, quelli dove la capacità e l’esperienza del singolo sono determinanti.
Il manufatto industriale, creato in grandi quantità e comprato ovunque, sta lasciando il posto al prodotto confezionato su misura, unico nel suo genere, che rappresenta sia il suo creatore che l’individuo a cui è destinato.
Ma la fatidica domanda è questa: si può parlare di un’inversione di tendenza rispetto al passato o è meglio parlare di una coesistenza vantaggiosa tra tecnologia e artigianalità?
Sempre più spesso si sente parlare di “Rinascimento digitale” in riferimento alle innovazioni tecnologiche che si stanno insinuando all’interno del mondo industriale, migliorandolo e semplificandolo nella gestione quotidiana del lavoro. Qualsiasi apparecchio informatico che si introduca, però, non andrà mai a sostituire l’ingegno e l’abilità umana, competenze che non possono essere standardizzate ma che vengono agevolate di molto se aiutate da una macchina che interviene in tutte quelle pratiche che non richiedono creatività.
Uno dei nostri ultimi manufatti, ad esempio, una derivazione ridotta a 45°, è stata creata ad hoc per un cliente da mani sapienti ma con l’aiuto della tecnologia, che ha standardizzato solo quei processi che non richiedevano l’atto creativo. Benvenuta tecnologia perciò, ma bentornata anche artigianalità, uno degli aspetti più belli e tipici del nostro essere italiani.
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